milano

LIN I-II-III (private collection) 2021

ink printing on paper

100 x 100 cm

There were times, not too long ago, when I used to imagine an endless table, on which were placed a myriad of maps, atlases, scrolls and tapestries, of all shapes and sizes, inlaid or not, decorated or not. Sometimes, I happened to consult some of them, as if it were a lottery draw, sometimes I thought about the peculiarity of such an exercise, as ambitious as it was useless in its totalitarian understanding. As a matter of fact, I was not in the habit of renouncing such sentimental conduct so lightly. In fact, one day, I thought about the possibility of reading each one of those moments, acknowledging to God* the responsibility of those traces, of those mysterious and indeterminate paths, imagining in each written and dreamed word the ultimate value of the stars. Accessing a discourse of this kind, reminds me of an infinite vastness, an infinite wealth of light, the perception of a fluctuating unity in which the things of the world dance in harmony, in an immense peace, which becomes impenetrable to the play of passions. A place, where purpose and will are consumed like blazing drops in the sky, a place, where it is permissible to forget the setting of ancient stars.

Ci furono momenti, non troppo lontani, in cui ero solito immaginare un tavolo senza fine, sul quale, erano riposte una miriade di carte, mappe, atlanti, rotoli ed arazzi, di ogni forma e misura, intarsiati o meno, decorati e non. Talvolta, mi capitava di consultarne qualcuna, quasi fosse un’estrazione della lotteria, talvolta pensavo alla peculiarità di un simile esercizio, tanto ambizioso quanto inutile nella sua comprensione totalitaria. Sta di fatto, che a una condotta sentimentale di questo genere non ero solito rinunziare con tanta leggerezza, difatti, un giorno, pensai alla possibilità di leggere ognuno di quei momenti, riconoscendo al Dio* la responsabilità di quelle tracce, di quei sentieri, misteriosi e indeterminati, immaginando in ogni parola scritta e sognata il valore ultimo delle stelle. L’accesso a un discorso di questo tipo mi ricorda una vastità infinita, un’infinita ricchezza di luce, la percezione di un’unità fluttuante in cui le cose del mondo danzano in armonia, in una pace immensa, che si fa impenetrabile al gioco delle passioni. Un luogo, dove scopo e volontà si consumano come gocce infuocate nel cielo, un luogo, dove è lecito dimenticare il tramonto delle stelle antiche.

*Ermete Trismegisto, Corpus Hermeticum